«Per ottenere il massimo da un team non basta avere skill tecnici eccellenti e un altissimo IQ. Ma neanche essere “solo” simpatici o gentili».
Secondo la concezione di Goleman, l'intelligenza emotiva è un aspetto fondamentale per il successo nel campo del business e della leadership. Inserita tra le prime 10 competenze richieste entro il 2020 dal World Economic Forum, ricercata dai recruiter e incoraggiata dagli imprenditori: l’intelligenza emotiva riveste sempre più importanza nel mondo del lavoro. E' una delle competenze trasversali che possono fare la differenza nel nostro percorso lavorativo e nella vita quotidiana.
Vediamo insieme di cosa si tratta!
COS'E' L'INTELLIGENZA EMOTIVA?
L'intelligenza emotiva è un aspetto dell'intelligenza legato alla capacità di riconoscere, utilizzare, comprendere e gestire in modo consapevole le proprie ed altrui emozioni. L'intelligenza emotiva è stata trattata la prima volta nel 1990 dai professori Peter Salovey e John D. Mayer nel loro articolo “Emotional Intelligence”. Definiscono l'intelligenza emotiva come “La capacità di controllare i sentimenti ed emozioni proprie ed altrui, distinguere tra di esse e di utilizzare queste informazioni per guidare i propri pensieri e le proprie azioni”.
Tale definizione iniziale è stata poi successivamente aggiornata in quanto appariva imprecisa e priva di un ragionamento sui sentimenti, trattando solo la percezione e la regolazione delle emozioni. È quindi stata definita come segue: "L'intelligenza emotiva coinvolge l'abilità di percepire, valutare ed esprimere un'emozione; l'abilità di accedere ai sentimenti e/o crearli quando facilitano i pensieri; l'abilità di capire l'emozione e la conoscenza emotiva; l'abilità di regolare le emozioni per promuovere la crescita emotiva e intellettuale”
Il tema dell'intelligenza emotiva è stato successivamente trattato nel 1995 da Daniel Goleman nel libro "Emotional Intelligence" tradotto in italiano nel 1997 "Intelligenza emotiva: che cos'è e perché può renderci felici". Grazie a questo libro quindi anche in Italia il tema dell'intelligenza emotiva ha iniziato ad essere utilizzato e studiato sia in ambito psicologico, sia in ambito organizzativo/aziendale.
L'intelligenza emotiva è anche nota come quoziente emozionale (QE, o EQ dall'inglese Emotional Quotient), quoziente di intelligenza emotiva (QIE) e leadership emotiva (LE).
LE COMPONENTI DELL'INTELLIGENZA EMOTIVA
L'intelligenza emotiva viene definita come la capacità di monitorare i propri sentimenti e quelli altrui al fine di raggiungere obiettivi. Daniel Goleman esprime le cinque caratteristiche fondamentali dell'intelligenza emotiva, che ogni uomo codifica interiormente:
1. Consapevolezza di sé: la capacità di produrre risultati riconoscendo le proprie emozioni;
2. Dominio di sé: la capacità di utilizzare i propri sentimenti per un fine;
3. Motivazione: la capacità di scoprire il vero e profondo motivo che spinge all'azione;
4. Empatia: la capacità di sentire gli altri entrando in un flusso di contatto;
5. Abilità sociale: la capacità di stare insieme agli altri cercando di capire i movimenti che accadono tra le persone.
Secondo Goleman, a ciascuna delle suddette caratteristiche appartengono diverse competenze emotive, intese come le abilità pratiche dell'individuo necessarie all'instaurazione di relazioni positive con gli altri. Tali competenze, tuttavia, non sono innate, ma possono essere apprese, sviluppate e migliorate al fine di raggiungere prestazioni lavorative e di leadership importanti. Secondo Goleman, ciascun individuo è dotato di un'intelligenza emotiva "generale" fin dalla nascita e il grado di tale intelligenza determina la probabilità - più o meno elevata - di apprendere e sfruttare, in un secondo momento, le competenze emotive di cui sopra.
Secondo il modello di Salovey e Mayer, l'intelligenza emotiva include quattro diverse abilità:
Percezione delle emozioni: la percezione delle emozioni è un aspetto fondamentale dell'intelligenza emotiva. In questo caso, è intesa come la capacità di rilevare e decifrare non solo le proprie emozioni, ma anche quelle altrui, sui volti delle persone, nelle immagini (ad esempio, nelle fotografie), nel timbro della voce, ecc.
Uso delle emozioni: è inteso come la capacità dell'individuo di sfruttare le emozioni e applicarle ad attività come pensare e risolvere problemi.
Comprensione delle emozioni: è la capacità di capire le emozioni e di comprenderne le variazioni e l'evoluzione nel tempo.
Gestire le emozioni: consiste nella capacità di regolare le emozioni proprie e altrui, sia positive che negative, gestendole in maniera tale da raggiungere gli obiettivi prefissati.
VALUTAZIONE DELL'INTELLIGENZA EMOTIVA
Presupposto necessario per la misurazione delle abilità, incluse nel concetto di intelligenza emotiva, è la soddisfazione di tre criteri:
la possibilità di misurare almeno una delle abilità che costituiscono l'intelligenza emotiva;
la misurazione deve riguardare direttamente l'abilità e non la descrizione che una persona compie del suo sentirsi emotivamente intelligente;
la ricerca, rispetto alle abilità costitutive dell'intelligenza emotiva, dovrebbe connetterle fra di loro o metterne in correlazione più di una ad uno stesso criterio.
Il grado di intelligenza emotiva secondo il modello di Salovey e Mayer viene misurato mediante il test di intelligenza emotiva Mayer-Salovey-Caruso (anche noto con l'acronimo di MSEIT). Senza entrare nei dettagli, ci limiteremo a dire che tale test mette alla prova l'individuo sulle abilità sopra citate che caratterizzano l'intelligenza emotiva. A differenza dei classici test del QI (quoziente intellettivo), nel MSEIT non ci sono risposte obiettivamente corrette; questa caratteristica, peraltro, ha largamente contribuito a mettere in discussione l'affidabilità dello stesso.
COME PUO' ESSERE UTILE NELLA VITA QUOTIDIANA
Indipendentemente dal tipo di modello adottato per descriverne tratti e caratteristiche, la presenza di un elevato grado d'intelligenza emotiva - intesa come la capacità di percepire, riconoscere e gestire correttamente le proprie ed altrui emozioni - dovrebbe apportare, teoricamente, effetti benefici in tutti gli aspetti della vita quotidiana dell'individuo.
Nel dettaglio, coloro che sono dotati di intelligenza emotiva dovrebbero:
Avere rapporti sociali migliori;
Avere rapporti famigliari e sentimentali migliori;
Essere percepiti dagli altri in maniera più positiva rispetto ad individui con scarsa intelligenza emotiva;
Essere in grado di instaurare migliori rapporti in ambito lavorativo rispetto a chi non ha, o ha un basso livello, di intelligenza emotiva;
Avere una maggior probabilità di comprendere sé stessi e di prendere decisioni corrette basandosi sia sulla logica che sulle emozioni;
Avere un rendimento scolastico migliore;
Godere di un benessere psicologico maggiore. Chi presenta un buon livello di intelligenza emotiva, infatti, pare abbia una maggior probabilità di avere soddisfazioni dalla propria vita, di avere un elevato livello di autostima e un minor livello di insicurezza. La presenza di intelligenza emotiva, inoltre, pare che possa essere utile nel prevenire scelte e comportamenti sbagliati, anche inerenti la propria salute (ad esempio, abuso di sostanze psicoattive e dipendenze sia da droghe che da alcol).
Chi è intelligente emotivamente agisce o ha imparato ad agire seguendo i segnali di quella emozione.
L’intelligenza emotiva è come una bussola d’oro che ci orienta internamente verso il nucleo del nostro sentire, ce lo spiega, e in base a questo ci indica la direzione da seguire, anche quando il nostro cammino, o il successo del nostro cammino, è determinato dalla relazione con l’altro. Allora la nostra bussola d’oro, leggerà le nostre informazioni interne per codificare e orientarci verso una modalità relazionale efficace, partendo dal sentire il vissuto emotivo e motivazionale dell’altro.
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