La rabbia è certamente l'emozione che provo più spesso: mi accendo facilmente e la sento pervadermi.
Se per molti è un problema, per me, dal momento che ho accettato e capito che è una mia caratteristica personale, è un punto di forza. Quando sono arrabbiata sono più produttiva, più lucida, più determinata a raggiungere gli obiettivi.
Ho dovuto imparare a gestirla, in modo da non soccomberle e far sì che non fosse controproducente per me.
La svolta l'ho avuta quando il mio coach, parlando di quest'argomento, mi ha raccontato un breve storiella che voglio donarvi.
La storia narra così: " In un piccolo paese scorreva un fiume irruento, che con la sua foga minacciava il villaggio.
Le persone provarono diverse volte a costruire dighe e argini sempre più strutturati per fermarlo, ma ogni volta il fiume le abbatteva con la sua potenza. Un giorno giunse da lontano un vecchio saggio che suggerì di non costruire più dighe o argini. La gente lo guardava perplessa ma seguì l'idea del saggio. Scavarono canali: in questo modo il fiume poteva scorrere con l'irruenza che lo caratterizzava ma la stessa non era più un pericolo ma un bene. L'acqua incanalata arrivava fino ai campi e irrigava le colture.
Non è necessario cambiare la natura del fiume, bisogna imparare a gestirlo".
Ho compreso così come la rabbia fosse l'altra faccia della medaglia dell'energia ed ho iniziato a viverla, a gustarmi gli effetti attivanti che aveva in me piuttosto che fustigarmi e cercare di scacciarla.
Vediamo ora insieme cos'è la rabbia come si manifesta e come è possibile utilizzarla a proprio favore.
COS'E' LA RABBIA
La rabbia è un sentimento primordiale che è determinato dall’istinto di difendersi per sopravvivere nell’ambiente in cui ci si trova. Quindi, possiamo dire che la rabbia inizialmente ha una funzione adattiva.
E' una delle emozioni di base, un’emozione universale, che appartiene all’esperienza umana comune e condivisa a prescindere dall’età, dalla cultura e dall’etnia di appartenenza. La funzione adattiva della rabbia risiede nell’istinto di difendersi per sopravvivere nell’ambiente in cui ci si trova e nel rispondere a un’ingiustizia, un torto subito o percepito, alla percezione della violazione dei propri diritti.
All’interno della categoria emotiva della rabbia riscontriamo diversi stati emotivi a maggiore intensità emotiva e attivazione quali, ad esempio, l’esasperazione, il furore e l’ira, oppure di intensità minore, come l’irritazione, il fastidio, l’impazienza. In ogni caso, tali stati emotivi sono di natura intensa ma transitoria, anche se attraverso diversi meccanismi di mantenimento, come ad esempio la ruminazione rabbiosa, possono protrarsi nel tempo e persistere nell’individuo.
LE CAUSE DELLA RABBIA
Già Izard nel 1977 aveva identificato come possibili cause della rabbia alcuni sentimenti, pensieri ed eventi: essere trattati male, costretti a fare qualcosa contro la propria volontà, essere abbandonati, venire delusi, essere traditi, sapere di essere odiati, essere oggetto di attacchi fisici o verbali, essere criticati, sentire di aver fallito, vedere andare male i propri progetti, assistere ad azioni stupide o violente e fare qualcosa che non viene apprezzato. La variabile cognitiva è determinante nell’esperienza e nell’espressione della rabbia in quanto è una risposta emotiva ad uno stimolo che viene percepito e dunque interpretato dall’individuo come provocatorio (Novaco, 1975).
La rabbia si attiva quando l’individuo interpreta un evento come ostacolo al perseguimento di un proprio obiettivo o quando ritiene di aver subito immeritatamente un torto, un danno (D’Urso & Trentin, 2001).
L'emozione della rabbia può essere quindi definita come la reazione che consegue ad una precisa sequenza di eventi
stato di bisogno
oggetto (vivente o non vivente) che si oppone alla realizzazione di tale bisogno
attribuzione a tale oggetto dell'intenzionalità di opporsi
assenza di paura verso l'oggetto frustrante
forte intenzione di attaccare, aggredire l'oggetto frustrante
azione di aggressione che si realizza mediante l'attacco.
MANIFESTAZIONE DELLA RABBIA
La rabbia mostra un andamento sinusoidale, a volte ha dei picchi in eccesso chiamati collera, esasperazione, furore e ira, oppure in difetto, di intensità minore, e li definiamo irritazione, fastidio, impazienza. In ogni caso si tratta di una risposta emotiva intensa ma transitoria, che si protrae per brevi momenti.
Solo in casi estremi la rabbia si esprime attraverso dei comportamenti (rompendo oggetti, guidando velocemente, etc.), ma il più delle volte si manifesta verbalmente con l’alterazione del tono di voce che diventa più intensa o sibilante, stridula o minacciosa.
Chiaramente, la manifestazione di rabbia è coadiuvata da una particolare mimica facciale: aggrottiamo la fronte, le sopracciglia, serriamo i denti fino a digrignare in alcuni casi. L’organismo assume una postura che gli permette di entrare in azione da un momento all’altro, di attaccare o di aggredire. Si manifestano anche variazioni fisiologiche come l’accelerazione del battito cardiaco, aumento dell’afflusso del sangue nella periferia del corpo, la maggiore tensione muscolare e iper-sudorazione. Tutto questo ci dice che il nostro corpo è pronto a difendersi contro il presunto nemico.
QUANDO LA RABBIA E' NOSTRA NEMICA
In linea generare si può parlare di una rabbia disadattiva, disfunzionale o patologica, quando crea sofferenza individuale, oppure compromette le relazioni sociali e spinge a compiere azioni dannose verso persone o cose o se stessi. L’emozione di rabbia, sia che sfoci in azioni aggressive e violente, sia che permanga a livello soggettivo come esperienza emotiva duratura e persistente, si associa spesso a una serie di avverse conseguenze a livello psicologico e sulla salute fisica. L’esperienza personale di rabbia è di solito descritta come sgradevole (Tafrate, Kassinove, & Dundin, 2002) e problematica (Lachmud, DiGiuseppe, & Fuller 2005). Infatti, le persone irritate sono più propense a pensare in modo irrazionale (Tafrate et al. 2002), ad esercitare una scarsa capacità di giudizio (Kassinove, Roth, Owens, & Fuller 2002) e a comportarsi in modo rischioso e imprevedibile (Deffenbacher, 2000). La letteratura documenta una forte associazione tra alti livelli di rabbia e problemi di salute, in particolare ipertensione e malattia coronarica (Suls & Bunde, 2005).
La rabbia può condizionare in modo negativo il benessere individuale. Ciò accade, in particolare, quando tale emozione guida in modo costante l’interazione della persona con il mondo, arrecando danno a persone, oggetti o se stessi. Il vantaggio a breve termine di una reazione può essere caratterizzato dalla sensazione di aver recuperato il controllo sulla situazione, ripagando con la stessa moneta il “malfattore”. Allo stesso tempo, però, la collera può innescare circoli viziosi. Agire spinti dalla rabbia, in effetti, può portare a incrinare i rapporti interpersonali con colleghi e amici, provocando emozioni come vergogna e colpa. I litigi, a loro volta, possono portare a rancore e isolamento.
L’esperienza della rabbia, ad ogni modo, può essere altrettanto dannosa qualora non espressa, favorendo atteggiamenti passivo-aggressivi o di sottomissione in cui prevale l’incapacità di riconoscere ed affermare i propri diritti o segnalare il proprio disappunto. Spesso questo comportamento cela il desiderio di evitare conflitti, per la convinzione di non saperli gestire o per il timore di conseguenze come rimproveri o il giudizi. Alle volte sono i bisogni altrui ad essere posti davanti ai propri. Questo può comportare frustrazione e ulteriore senso di irritazione.
COME UTILIZZARE LA RABBIA A PROPRIO VANTAGGIO
In altri casi, la rabbia non è una emozione negativa, infatti, da piccoli è adattiva e anche da adulti potrebbe esserlo incanalandola in attività alternative a quelle del bisogno che ci viene negato. Così facendo, aumenta il nostro benessere e non rimaniamo incastrati in questa emozione.
L’altra faccia della rabbia è quella funzionale e costruttiva. Quella che ci spinge ad affermare ciò che pensiamo o desideriamo, a difendere i nostri diritti e valori quando vengono calpestati. Potremmo definirla come una riserva di energia, che se espressa in maniera funzionale, ci consente di raggiungere i nostri obiettivi ed essere rispettati. La rabbia aiuta a essere determinati e motivati, a patto che si riesca a incanalarla. La versione positiva di un comportamento aggressivo è un comportamento assertivo. Le persone assertive sono in grado di affermare i propri bisogni e diritti in maniera chiara, senza scivolare in atteggiamenti passivo-aggressivi, senza rinunciare ai propri bisogni e confrontandosi in modo sano con gli altri.
Il prerequisito essenziale è definito “alfabetizzazione emotiva”. Questa espressione indica l’abilità di identificare la comparsa di un’emozione, comprenderne il significato personale ed esprimerla in modo coerente al contesto. La buona notizia è che con un po’ di allenamento si può imparare a riconoscere e gestire le emozioni, aumentando così la propria intelligenza emotiva.
COSA PUO' AIUTARE A INCANALARE LA RABBIA
Riconoscere, esprimere e gestire la rabbia diventa fondamentale per il nostro benessere.
Ciò che possiamo sicuramente controllare è il modo in cui reagiamo a un evento:
Impara a riconoscere i sintomi della tua rabbia: la prima cosa da fare è imparare a capire quando la rabbia sta per prendere il controllo di te stesso, ricorda che è fondamentale riprendere le redini del tuo controllo prima che arrivi questa parte a gestire. Tra i segnali più comuni troviamo: mancanza di controllo delle emozioni, sensazione di essere impaziente e di essere irritato da molte persone. Saper riconoscere questi segnali permette di controllare la situazione quindi: ascolta il tuo corpo e ascolta ciò che ti sta dicendo!
Cerca delle soluzioni: uno degli errori più comuni è concentrarsi sul problema invece che sulle soluzioni possibili. Invece di lasciarti sopraffare dalla emozioni negative è molto importante lavorare sulla soluzione e chiedersi come fare a risolvere il problema.
Rilassati: quando la rabbia sembra prendere il controllo di te è molto importante fermarti e mettere all’opera le abilità di rilassamento come il training, la meditazione o la respirazione profonda che permettono di sospendere per un tempo definito il pensiero permettendo di recuperare la lucidità senza essere sopraffatto dalla reazione eccessiva.
Pratica sport: come possiamo sfogare la rabbia e svuotare la mente dopo esserci caricati negativamente? Lo sport potrebbe essere un’ottima soluzione, una corsa o una semplice camminata, infatti, producono endorfine e ti aiuteranno a ristabilire un equilibrio corporeo e mentale.
Puoi provare anche a:
Cambiare prospettiva: invece di andare subito all’attacco di chi ha prodotto un danno, ci si potrebbe chiedere quali siano state le motivazioni dell’altro. Magari non era sua intenzione fare del male o farci arrabbiare.
Ridurre la “personalizzazione”: la persona che ha fatto arrabbiare si comporta così con tutti? Si comporta così sempre oppure oggi è particolarmente difficile averci a che fare? Magari è stressata per un episodio specifico, che non ci riguarda direttamente.
Valutare le responsabilità: discriminando tra i danni provocati direttamente dal colpevole e quelli legati alle proprie reazioni. Siamo sicuri di non avere nessuna responsabilità in quanto successo e di essere solo vittime di un torto?
Sostituire i comportamenti problematici con condotte più funzionali: urlare, ad esempio, sortisce di rado effetti positivi. Anche se aiuta a sfogarsi e a scaricare l’aggressività, infatti, mette gli altri sulla difensiva, compromettendo il dialogo.
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