Eric Hoffer, scrittore e filosofo statunitense, disse che per diventare diversi da ciò che siamo è necessario avere consapevolezza di ciò che siamo.
Per trasformarci in ciò che desideriamo, infatti, occorre che conosciamo approfonditamente il punto da cui partiamo e l’obiettivo che vogliamo raggiungere. Tutto ciò può essere racchiuso nel concetto di autoconsapevolezza.
Lo psicologo USA John D. Mayer descrive tre tipologie o livelli di autoconsapevolezza che corrispondono ad altrettanti tipi di individui:
· l’autoconsapevole – colui che sa riconoscere i propri sentimenti e gestire le proprie emozioni
· il sopraffatto – colui che non è capace di riconoscere i propri sentimenti e non è in grado di gestire le proprie emozioni
· il rassegnato – colui che sa riconoscere i propri sentimenti, ma non ha interesse a gestire le proprie emozioni
L’autoconsapevole ha fiducia in se stesso e sicurezza nei propri mezzi, vive il presente e ha una visione equilibrata del futuro. Il sopraffatto non ha controllo su di sé ed è in balia degli eventi e degli altri. Il rassegnato è immobile in una condizione incompleta e insoddisfacente per paura del cambiamento.
Come risulta chiaro dal modello di Mayer, la consapevolezza di sé è molto importante (per non dire fondamentale) per condurre una vita piena e soddisfacente.
Non a caso, quindi, lo psicologo David Goleman ha parlato diffusamente di autoconsapevolezza a proposito dell'intelligenza emotiva, di cui sarebbe alla base.
Goleman scrive infatti che l'intelligenza emotiva è data dall'insieme di cinque diverse caratteristiche: l'autoconsapevolezza, la gestione del sé, l'empatia, la motivazione e le abilità sociali. L'autoconsapevolezza, o consapevolezza del sé, è descritta da Goleman proprio come la conoscenza e capacità di espressione dei propri sentimenti con apertura e assertività.
Essere autoconsapevoli significa conoscere le proprie debolezze e i propri punti di forza, comprendendo cosa è possibile migliorare di sé stessi e cosa invece bisogna accettare in maniera sempre costruttiva e critica. Chi possiede autoconsapevolezza acquisisce fiducia in sé ed ha quindi una maggiore possibilità di trovare la propria realizzazione personale rispetto a chi non la possiede o non la coltiva.
Infatti, il successo e il fallimento dipendono non poco dall’idea che il soggetto ha sulle proprie competenze, sul senso di adeguatezza o inadeguatezza del sé, sulla fiducia nelle proprie possibilità di apprendere, cambiare e migliorare. Ne discende l’esigenza di rafforzare nelle persone sentimenti positivi di sé, sicurezza nelle proprie personali possibilità e capacità, motivazione a impegnarsi e potenziamento dell’autoefficacia.
L’autocoscienza, inoltre, giova a non temere il diverso e a evitare un incontro basato sull’aggressività e sulla violenza. La consapevolezza della propria soggettività è presupposto di capacità empatica.
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