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LE EMOZIONI E IL LORO POTERE

Le emozioni sono molto presenti nella nostra vita e possono condizionare le nostre scelte e i nostri vissuti. Imparare a riconoscere le emozioni che si provano e accoglierle può essere utile per non lasciarsi sopraffare da esse.

Vediamo insieme cosa sono, quali sono e a cosa servono.




COSA SONO LE EMOZIONI

Emozione deriva dal latino Emòtus, participio passato di emovère, che vuol dire trasportare fuori, smuovere, scuotere.

Le emozioni sono stati mentali e fisiologici associati a modificazioni psicologiche, a stimoli interni o esterni, naturali o appresi. Secondo la maggior parte delle teorie moderne, le emozioni sono un processo multi componenziale, cioè articolato in più componenti e con un decorso temporale che evolve.


A COSA SERVONO LE EMOZIONI



In termini evolutivi, o darwiniani, la loro principale funzione consiste nel rendere più efficace la reazione dell'individuo a situazioni in cui si rende necessaria una risposta immediata ai fini della sopravvivenza, reazione che non utilizzi cioè processi cognitivi ed elaborazione cosciente.

L’impulso ad agire di specifiche emozioni spesso è biologicamente innato perché evolutivamente ci permettono di agire rapidamente in situazioni importanti, soprattutto quando non abbiamo tempo per riflettere sulle cose (ad esempio quando dobbiamo salvarci da un pericolo imminente).


Le emozioni rivestono anche una funzione relazionale in quanto comunicano agli altri delle proprie reazioni psicofisiologiche: è anche tramite le espressioni facciali (che sono aspetti innati delle emozioni) che inviano messaggi molto più velocemente rispetto all’uso delle parole.

Il volto e il linguaggio verbale possono quindi riflettere all'esterno le emozioni più profonde: una voce tremolante, un tono alterato, un sorriso solare, la fronte corrugata indicano la presenza di uno specifico stato emotivo.

Si esprimono nello stesso modo in ogni parte del mondo e per questo sono immediatamente riconoscibili dagli altri.



Svolgono, inoltre, una funzione autoregolativa (comprensione delle proprie modificazioni psicofisiologiche) poiché possono darci informazioni importanti su una situazione, possono essere segnali o allarmi che qualcosa sta succedendo. Questo può essere utile quando le nostre emozioni ci conducono poi a verificare i fatti.


LO SVILUPPO DELLE EMOZIONI

Secondo John Watson il neonato evidenzia tre emozioni fondamentali che vengono definite "innate": paura, amore, ira. Entro i primi cinque anni di vita manifesta altre emozioni fondamentali quali vergogna, ansia, gelosia, invidia. L'evoluzione delle emozioni consente al bambino di comprendere la differenza tra il mondo interno ed esterno, oltre a conoscere meglio se stesso. Dopo il sesto anno di età, il bambino è capace di mascherare le sue emozioni e di manifestare quelle che si aspettano gli altri da lui.

A questo punto dello sviluppo il bambino deve imparare a controllare le emozioni, soprattutto quelle ritenute socialmente non convenienti, senza per questo indurre condizioni di disagio psicofisico.


Secondo le indicazioni ministeriali, nei programmi didattici contemporanei, anche nella scuola primaria, diventa essenziale per un insegnante riconoscere gli stati emotivi dei propri allievi e supportarli con il dovuto sostegno ai fini dello sviluppo psichico. Ciò permette loro di relazionarsi, attraverso un lavoro costante di costruzione, è possibile ricostruire le eventuali caratteristiche che alterano la normale crescita.


CLASSIFICAZIONE DELLE EMOZIONI

Le emozioni primarie o di base, secondo una definizione di Robert Plutchik sono otto, divise in quattro coppie:


  • la rabbia e la paura

  • la tristezza e la gioia

  • la sorpresa e l'attesa

  • il disgusto e l'accettazione


Altri autori hanno tuttavia proposto una diversa suddivisione.

Secondo vari autori, dalla combinazione delle emozioni primarie derivano le altre (secondarie o complesse):


  • l'allegria

  • la vergogna

  • l'ansia

  • la rassegnazione

  • la gelosia

  • l'orgoglio

  • la speranza

  • il perdono

  • l'offesa

  • la nostalgia

  • il rimorso

  • la delusione


Molto di quello che sappiamo oggi sulle emozioni lo dobbiamo proprio ad Antonio Damasio, secondo cui possiamo distinguere tra emozioni primarie ed emozioni secondarie. Le prime, sono una risposta automatica ed istintiva agli stimoli esterni. Le emozioni secondarie invece nascono "una volta che abbiamo cominciato a provare sentimenti e a formare connessioni sistematiche tra categorie di oggetti e situazioni da un lato, ed emozioni primarie, dall’altro".


COME GESTIRE LE EMOZIONI


Erroneamente riteniamo che le cause del nostro sentire emotivo siano gli eventi della vita, quando in realtà non è la situazione che viviamo a farci provare una certa emozione, ma il pensiero che abbiamo su quella data cosa.

A noi, quindi, la responsabilità di disciplinare la mente a un pensiero costruttivo, così come facevano i grandi filosofi del passato quotidianamente.

Credere di provare un’emozione a causa di una situazione è una forma d’errore di ragionamento che ci rende spettatori passivi del turbinio emotivo e in balia delle emozioni stesse.

In realtà, l’uomo è in grado di autodeterminarsi e gli eventi in sé non prevedono una risposta emozionale obbligata: è possibile gestire le emozioni.

Se è quello che pensiamo rispetto a un evento, che ci fa provare una certa emozione, possiamo affermare che il vivere emotivo è mediato dal nostro dialogo interno e influenzato dalle nostre credenze, aspettative, idee e valori.

Ci viene in aiuto ancora una volta la capacità di autoconsapevolezza: nel momento in cui riusciamo ad essere consapevoli di ciò che proviamo e a dargli un nome, possiamo comprendere i nostri bisogni ed esprimerli meglio.


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Se vi interessa l'argomento, non perdetevi i prossimi articoli: vedremo insieme le emozioni una ad una!

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